Nota dell'autrice:
comincio a scrivere questo racconto…una musica di sottofondo …Debussy…”il chiaro di luna”… Oscar e Andrè…le mie fantasie le mie paure…il coraggio di scrivere…mi lascio cullare da immagini suoni e parole.
Prendete così…come viene quello che scrivo…e magari…leggetelo con la musica di un pianoforte in sottofondo… ^___^
 
Un Ballo
III° parte
 

 

Continuarono a cavalcare…nel silenzio…il loro silenzio.
Ormai era pomeriggio e non si erano ancora fermati, Oscar voleva mettere più distanza possibile fra lei e Parigi. Il vento la spingeva verso nord…avrebbe voluto essere veloce come quel vento che desiderava il mare…
Ma tutta la sua speranza si schiantava contro il muro che li divideva, un muro di parole gridate solo nell’anima. Voleva romperlo quel muro, avrebbe voluto assalirlo con tutta la sua forza…ma non sapeva come…tutta la sua diplomazia maturata negli anni a corte non valeva nulla, tutti i suoi sforzi non approdavano a nulla…
mi sembra di giocare una partita a scacchi…sapessi chi sia il mio avversario…me stessa o Andrè?…non possiamo mica stare in questo assurdo mutismo…maledizione!
“secondo te Andrè quanto manca ai mulini?”…proviamo così…
“al tramonto saremo lì…Oscar…sperando di trovare una locanda  aperta”
“beh non è un problema”
ah Oscar lo so che dormiresti anche sulle spine se questo bastasse a convincermi della tua forza…della tua indipendenza…del tuo non aver bisogno di me…
“lo so che non è un problema … per te!”
Oscar lo fulminò con lo sguardo…un attimo…solo un attimo…poi sorrise dicendo” una volta ti avrei schiaffeggiato…”
“ lo so Oscar…sei sempre a tempo…”
Quel sorriso appena accennato si spense sul volto della donna mentre pensava che quello che le faceva più male era questa nuova ironia che sentiva nella voce di Andrè non capendo che vi si celava quasi una supplica…Andrè  desiderava quello schiaffo…sarebbe stato normale per loro…per Oscar e l’Andrè di tanto tempo fa…
“non voglio schiaffeggiarti “ .
Oscar si voltò fermando il cavallo, la luce di un tramonto che si avvicinava  ne illuminò il profilo.
Andrè si fermò e attendeva …
“non sono quella di allora…molte cose sono cambiate”
una manciata di parole che divennero per Andrè un scarica di schiaffi…la sentenza del suo errore dell’errore di una vita…Andrè tremava… riusciva a sostenerne a stento lo sguardo..ma nei suoi occhi non vide rabbia ma solo tristezza.
“molte cose sono cambiate…Andrè… da quando su queste strade parlavano e ci prendevamo in giro…eravamo dei ragazzi…”
Andrè non capiva …cosa vuole dirmi…e perché mi guarda con tanta tristezza…mi vuole rimproverare la mia follia con questa tristezza…è la mia punizione?…
Oscar era sempre di fronte a lui, ferma immobile come una statua antica, solo il vento che le sfiorava i capelli ne rivelava la natura di vita. Guardò verso il sole che cominciava il suo cammino verso la notte…
“ ho scoperto che il mondo è crudele, che la miseria è nelle strade di Parigi e nell’animo degli uomini, nobili o non nobili che siano…ho scoperto il dolore…e… solo quando era troppo tardi…” la frase rimase sospesa come sospesa era la vita di entrambi da tanti anni…
Fersen?…il suo dolore…la rabbia cresceva dentro l’animo di Andrè, come le mareggiate invernali…
Oscar eccitando il cavallo che si preparava a lanciarsi al galoppo, si girò di scatto e riuscì a dire solo con un sussurro parole che avrebbe voluto gridare…
” ho scoperto le rose”
…e si lanciò al galoppo verso il tramonto…
Andrè rimase annichilito…non riuscì a distinguere le ultime parole della donna che amava disperatamente… ma  solo la rabbia dolorosa che le aveva motivate… era quello che sentiva anche lui…si lanciò all’inseguimento…la rincorse…come mille e mille altre volte…
Spinse il cavallo al limite, divorava il terreno come il condannato divora la luce oltre le sbarre…sì come un condannato…Oscar si sentiva condannata al rimorso…il rimorso di essersi accorta troppo tardi di amare quell’uomo, di amare il suo sorriso, di amare quelle mani di cui mai aveva conosciuto la dolcezza…troppo tardi…se solo potessi cambiare il passato…se solo avessi il coraggio di crearmi un nuovo futuro…
Andrè la seguiva da lontano…sapeva dove stava andando…voleva lasciarla sola… voleva rispettarla…anche se avrebbe voluto fermarla, prenderla fra le braccia e lenire il suo dolore con baci  e carezze…la vedeva galoppare e sognava…sognava quello che sarebbe potuto essere…non riusciva a impedirselo anche se ci aveva provato milioni di volte, anche se quelle fantasie provocavano in lui fitte di dolore e lacrime che Oscar  non avrebbe mai visto e che non avrebbe mai asciugato con il tocco della sua mano sottile e delicata
hai abituato le tue mani alle armi, alla fatica, al freddo…ma rimangono e rimarranno mani di donna…mani di donna che ritrovi mentre suoni il piano…mani che ho visto scorrere sulla tastiera… nervose, mani che si riscaldavano abbracciando una tazza di cioccolata fumante…mani a cui ho affidato la mia vita e la mia morte…

Era quasi buio quando Andrè raggiunse Oscar all’ultimo mulino, quello del laghetto, quello in cui tante volte si erano tuffati da ragazzini, Arras era a poche ore di cammino.
Il giovane non credeva a propri occhi quando vide la sua Oscar che aveva preparato il fuoco e che aveva sistemato delle vivande e dei giacigli intorno alla fiamma che le illuminavano i tratti del viso…ma è impazzita?…e poi da dove salta fuori quel cibo…addirittura il vino…ma…ma…è come se avesse programmato tutto? di rimanere all’aperto…qui, ha scelto questo percorso di proposito…ma che cosa sta succedendo…??
Andrè immerso nel suo stupore non si accorse che era arrivato davanti al fuoco e la stava guardando dall’alto del suo cavallo, mentre Oscar seduta controllava la fiamma…
“Andrè non dire una parola…pensavi che sarei rimasta con le mani in mano…aspettando te…?”
“no …” riuscì a mala pena a dire…mentre scendeva da cavallo…
“e se non fosse stato per tua nonna a quest’ora moriremmo di fame” disse nascondendo il sorriso…
“sì…”
“andiamo bene…con il vocabolario…”
La magia di Arras stava funzionando…Oscar aveva ritrovato la spensieratezza, la voglia di rivolgersi ad Andrè con la simpatia e il trasporto di un tempo…
“il vocabolario….” Ripeté Andrè…attonito…felice…
 “allora Andrè Gradier...vuoi rimanere…a digiuno?”
allora Andrè vuoi rimanere a fissarmi…con quella faccia inebetita tutta la sera…? Vuoi rendermi le cose più difficili di quanto per me già non siano…
“no…ho fame”
Andrè sistemò in fretta il suo cavallo e andò a sedersi vicino a Oscar, cominciarono a piluccare qualcosa, erano imbarazzati da tanta intimità ritrovata dopo anni. Parlarono dei manicaretti che era riuscita a preparare la nonna in fretta e furia quella mattina, sorrisero entrambi a occhi bassi, ancora non riuscivano a guardarsi negl’occhi. L’appetito e il lungo cammino sciolse le loro difese e cominciarono a parlare …a ricordare il passato…a ricostruire insieme l’immagine lontana di quel luogo che era mutato nel tempo…il mulino, i sacchi di grano, i muretti di pietre che usavano come ostacoli nelle loro cavalcate, i visi dei contadini, il rumore sordo delle pale del mulino che giravano inesorabilmente per ricavare la farina…le acque del laghetto d’inverno che si ghiacciavano…i sassi che lanciavano…le gare…
Tutto questo non sta accadendo…pensarono entrambi…
Si rattristarono, però, quando si guardarono attorno…era tutto in rovina…non c’era più grano da macinare… nessuno più se lo poteva permettere il pane… la Francia aveva fame…
Oscar voleva bere…voleva brindare a quello che stava accedendo in quel momento per cacciare via quel pensiero di morte, quel presagio di rovina.
Non voglio che nulla mi riporti alla mente Parigi, le mie ansie di servitore del regno…nulla…voglio solo quello che ho ora…
Oscar prese la bottiglia di vino, non aveva portato i bicchieri per paura di romperli e ferire i fianchi del cavallo.
Andrè la guardava estasiato, vedere quei suoi gesti lo riempivano di tenerezza, quante volte aveva immaginato una scena come quella…tenerezza che … divenne desiderio…era come se una voce sorda lo chiamasse dal corpo, dal viso, dai capelli di quella donna vestita da uomo…cominciò a tremare, voleva scappare, voleva non guardarla, ma non ci riusciva…vide la sua schiena…le lunghe gambe raccolte…i suoi capelli sciolti, le sue dita affusolate che armeggiavano con la bottiglia…
Oscar la stappò  e bevve.
…Andrè vide la sua bocca…la goccia che scendeva lungo il mento…il collo…il gesto di abbandonare la testa all’indietro, i tratti del viso che apprezzavano il piacere di quel sapore intenso…e poi le dita che andavano a pulire le labbra…a disegnarne i contorni…
e tu Oscar non saresti una donna! Se tu potessi vedere la sensualità… Mi stai facendo impazzire! Vorrei prenderti ora, vedere il tuo corpo abbandonarsi al piacere che vorrei donarti…
Oscar non si accorse del turbamento dell’amico…poi lo vide improvvisamente pallido…
Mi sento sconvolgere…mi sento esplodere dentro…
…lo vide alzarsi di scatto …correre via…accasciarsi accanto ad un albero e vomitare.

 

Fine 3° parte

                                                                                                                                                            Mik
 
 

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